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Recensione: "Obsidian" di Jennifer L. Armentrout

Aggiornamento: 11 ago 2018


Obsidian (Saga Lux #1)

Jennifer L. Armentrout


Valutazione: 3/5

Trama: Kathy è una blogger diciassettenne con un grande sense of humour, si è appena trasferita in un paesino soporifero del West Virginia, rassegnandosi a una noiosa vita di provincia, noiosa finché non incrocia gli occhi verdissimi e il fisico da urlo del suo giovane vicino di casa. Daemon Black è la quintessenza della perfezione. Poi quell'incredibile visione apre bocca: arrogante, insopportabile, testardo e antipatico. Fra i due è odio a prima vista. Ma mentre subiscono un'inspiegabile aggressione, Daemon difende Kathy bloccando il tempo con un flusso sprigionato dalle sue mani. Sì, il ragazzo della porta accanto è un alieno. Un alieno bellissimo invischiato in una faida galattica, e ora anche Kathy, senza volerlo, c'è dentro fino al collo. Salvandola, l'ha marchiata con un'aura di energia riconoscibile dai nemici che li hanno aggrediti per rubare i poteri di Daemon. L'unico modo per attenuare questo pericoloso marchio è che Kathy stia più vicina possibile a Daemon. Sempre che lei non lo uccida prima...

 

Recensione:

Dopo aver ripreso in mano un romanzo di Jennifer L. Armentrout (Obsession) ed essermi completamente persa nella storia, ho deciso di buttarmi sulla sua saga più famosa. Visitare di nuovo l'universo lux, infatti, mi ha fatto capire quanto mi siano mancate questo tipo di storie leggere, frizzanti e piene di passione, e quanto male io avessi fatto, anni fa, ad abbandonare la saga sugli alieni più luminosi dell’universo. Ebbene si.

Circa quattro anni fa ammetto di aver letto i primi due volumi e di aver poi deciso di abbandonare la storia, in favore di altri romanzi. Non che all’epoca le avventure di Katy e Deamon non si fossero guadagnate tutta la mia attenzione. Anzi. Ricordo di aver divorato fino all’ultima pagina dei libri in mio possesso in tempi record. Ma, forse per dare spazio a saghe e romanzi che possedevo già, forse per la necessità di buttarmi su letture più impegnate o semplicemente di cambiare genere, me ne sono allontanata, senza più voltarmi indietro. Quindi eccoci qui, a secoli e a tanti libri di distanza, che ritorno sui miei passi, ricominciando da capo: visto che ricordavo solo vagamente i dettagli della storia di Katy, infatti, ho subito deciso di buttarmi su Obsidian, il primo volume. E senza neanche accorgermene sono stata catapultata in una piccola cittadina statunitense con abitanti davvero particolari.

La scrittura dell’autrice, come sempre, si è rivelata molto semplice e scorrevole, tanto che i capitoli passano davanti agli occhi del lettore alla velocità della luce, mentre le emozioni che nascono sin dalle prime righe, cominciano a crescere nella pancia. Non dirò che si tratta di un romanzo perfetto, perché, ad essere sincera, ho passato gran parte del tempo a sbuffare di fronte alle reazioni mentali della protagonista (che per tutto il tempo si concentra non tanto su quello che le succede intorno, ma piuttosto sugli addominali scolpiti di Daemon, e che anche quando viene a conoscenza di una realtà traumatizzante come quella dell'esistenza di una razza aliena, sembra accettare il tutto senza la minima difficoltà), per non parlare delle sue azioni spesso insensate e infantili.

Ma certamente la Armentrout ha il talento di creare storie interessanti e, come accennavo, sa far provare al lettore emozioni forti, quasi reali. E, si, grazie a questo non ho potuto non apprezzare il romanzo, passando sopra a molti dei suoi difetti.

La trama sembra voler riproporre i soliti cliché: una ragazza nuova in città, timida ma inspiegabilmente irresistibile; un ragazzo esteticamente perfetto ma che si rivela maleducato e talvolta crudele; un’attrazione fatale che spinge l’una nelle braccia dell’altro, e che riporta alla luce segreti pericolosi. Niente di nuovo, insomma. Ma, come dico sempre, finché il banale viene riproposto nel modo giusto, può fare comunque colpo.

E in effetti è questo il caso.

In più, devo dire che la scelta degli alieni mi è stata molto gradita, visto che ha presupposto la costruzione di un intero universo, della storia di una razza, delle caratteristiche fisiche, psicologiche e sociali di una specie diversa da quella umana. In poche parole, l’autrice (e i lettori con lei) ha potuto introdurre e godersi tutte le novità e le strane evoluzioni che una tale scelta le ha fornito.

Un inizio banale, quindi, per uno sviluppo (evidente soprattutto nei libri successivi) che si fa sempre più originale.

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