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Recensione: "Il re scozzese" di Penelope Sky


Il re scozzese - io ti dominerò

(la saga scozzese #1)

Penelope Sky


Joseph Ingram ha commesso l’errore di derubarmi. Quattro milioni di dollari. Si è appropriato di mie informazioni segrete senza pagarle illudendosi di farla franca. Peggio per lui. Ora sarò io a impadronirmi di qualcosa che gli appartiene. Qualcosa di prezioso e insostituibile. Sua sorella. Danni collaterali. Ma anche quando Joseph mi offrirà il doppio del denaro che mi deve, io non cederò. No. Devo difendere la mia reputazione. La terrò con me.

Non rinuncerò a lei.

 

Recensione:

Ho scoperto Il re scozzese all'inizio della scorsa estate, quando già aveva scalato le classifiche dei romanzi più venduti del momento, e non è stato per niente difficile innamorarmene a prima vista. Ultimamente, infatti, ho scoperto di nutrire un grande interesse per il dark romance (genere sbocciato solo negli ultimi anni) e nel particolare ho imparato ad apprezzare molto le storie in cui la protagonista femminile viene rapita e introdotta nel mondo malato e contorto della malavita.

Trovo che trame simili diano la possibilità di sviscerare la psicologia dei personaggi in modo profondo, oltre che di far riflettere senza filtri su alcune questioni delicate. Lo scontro tra due realtà così diverse mette sempre in movimento le dinamiche iniziali, introducendo il lettore in un vortice di emozioni ed opinioni contrastanti, che non possono non coinvolgere.

Certo, non è facile far riuscire romanzi di questo tipo, ma quando l'autore si rivela in gamba, il risultato è qualcosa che rimane dentro.

Io ho scoperto il genere grazie alla penna esperta di Anna Zaires, ormai da considerarsi una delle mie autrici preferite in assoluto, e non ero certa che Penelope Sky sarebbe stata in grado di soddisfarmi a pieno, ma quando mi sono ritrovata a leggere la sinossi de Il re scozzese non sono riuscita a frenare la mia curiosità.


L'inizio non è stato dei più entusiasmanti per me, questo devo ammetterlo. La scrittura si rivela da subito molto scorrevole, anche se semplice, ma i primi capitoli narrati dal punto di vista del protagonista maschile mi hanno leggermente destabilizzata. Quando ho preso in mano il romanzo, infatti, non ne sapevo molto. Avevo dato per scontato che l'autrice avrebbe dato voce ad entrambi i protagonisti, magari a capitoli alterni -come spesso succede in storie simili- ma nel momento in cui, andando avanti con la lettura, mi sono resa conto che forse il libro era incentrato solo sul punto di vista di Crewe, il ricco imprenditore nel campo dello scoth che nasconde una vita oscura, il mio interesse è scemato.

Non che mi dispiaccia l'idea di affrontare un romanzo che mette in luce la storia di un protagonista maschile, ma uno dei motivi per il quale amo leggere dark romance, è la possibilità di assistere allo scontro di due menti, di due personalità e modi di pensare differenti. E' soprattutto per questa continua lotta interiore ed esteriore che trovo estremamente interessante il genere.

E nel momento in cui è venuta in parte a mancare, la mia attenzione si è inevitabilmente rivolta ad altro.


Poi, un paio di giorni fa, a distanza di mesi dal mio incontro/scontro con il romanzo, mi sono ritrovata nuovamente senza letture e, dopo una veloce scorsa alla mia libreria virtuale, non ci ho messo molto a riprendere in mano Il re scozzese.

E per fortuna, aggiungerei.

Ho cominciato la lettura con tranquillità, pronta a buttarmi su altro non appena fosse sopraggiunta la noia, ma -sorpresa, sorpresa- non sono più riuscita a separarmi dalla storia di London e Crewe fino all'ultimo capitolo.

E' diventata una sorta di ossessione.

Ho presto scoperto, infatti, che sebbene il punto di vista femminile tardasse a sopraggiungere, esisteva. L'ambientazione, poi, così come i personaggi, mi hanno subito fatta innamorare della storia, costringendomi a passare ore con il naso premuto sul mio vecchio kindle.

Come piace a me, la storia inizia con calma, nonostante gli eventi burrascosi. L'autrice, come accennavo, ci fa conoscere prima di tutto Crewe, uomo astuto e spietato che, nonostante la facciata da gentiluomo, tratta con criminali di ogni genere e non si fa scrupoli a progettare vendette spietate per far soffrire persone che hanno cercato di ingannarlo o di spezzarlo.

Ed è proprio per una vendetta organizzata contro uno dei suoi vecchi collaboratori, un uomo tanto stupido da pensare di poter effettuare un pagamento con soldi falsi, che decide di rapire London, un'aspirante dottoressa che si ritrova a dover pagare per l'avventantezza del fratello.

Ho apprezzato molto il fatto che l'autrice abbia cercato di far nascere un sentimento tra i due in modo lento e controllato. Fare altrimenti sarebbe stato dannoso, a mio parere: avrebbe portato la storia ad esse poco verosimile e stereotipata, quando invece in storie simili è importante descrivere con minuzia i campiamenti emotivi e comportamentali dei due protagonisti.

E' parte del divertimento.

Ma, allo stesso tempo, credo che ci sia stato un passaggio troppo frettoloso. Fin dai primi capitoli, infatti, Crewe sostiene di aver visito molte belle ragazze, in vita sua. Di essere un uomo freddo e spietato e di non essere stato affatto colpito da London, la sua nuova progioniera. Eppure, non appena lei -pur di sopravvivere- fa la prima mossa, i pensieri di Crewe si spostano dal "non me ne frega niente" a cose come "voglio provare questo per sempre", "è perfetta", "è bellissima", "la voglio con me".

E si, stona.

Parecchio.

Io capisco che per portare avanti la trama fosse necessario questo passaggio, ma trovo anche che sarebbe potuto essere gestito meglio.

Allo stesso tempo, poi, per quanto io abbia apprezzato l'evoluzione volutamente lenta della relazione, alla fine del romanzo mi sono ritrovata un po' frustrata per la mancanza di veri e propri progressi.

Sinceramente, mi aspettavo che negli ultimi capitoli si sarebbe cominciato ad intravedere qualche dettaglio nuovo, qualche pensiero o comportamento senza precedenti. Ninete di esagerato ovviamente, ma quello che basta per far capire che si sta lentamente voltando pagina.

Invece niente.


Quella de Il re scozzese è sicuramente una lettura piacevole, che tiene compagnia e riesce ad assorbire l'attenzione, ma -come la maggior parte dei libri- presenta qualche pecca qua e là.

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